Il ballo (Garzanti) by Irène Némirovsky

Il ballo (Garzanti) by Irène Némirovsky

autore:Irène Némirovsky [Némirovsky, Irène]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2016-09-28T22:00:00+00:00


5.

Antoinette tornava dalla passeggiata con la Miss. Erano quasi le sei. Visto che nessuno rispondeva al suono del campanello, Miss Betty bussò. Da dietro la porta sentirono un rumore di mobili spostati.

«Staranno preparando il guardaroba», disse l’inglese, «stasera c’è il ballo, me ne dimentico sempre… anche lei, cara?»

Sorrise ad Antoinette con un’aria di complicità timorosa e tenera. Non aveva più rivisto, in presenza della piccola, il suo giovane amante, ma da quell’ultimo incontro Antoinette era diventata talmente taciturna da inquietare la Miss con il suo silenzio e i suoi sguardi…

Il domestico aprì la porta.

Subito la signora Kampf, che nella vicina sala da pranzo sorvegliava l’elettricista, si precipitò:

«Ma non potevate passare dalla scala di servizio?» gridò furiosa. «Vedete bene che stiamo preparando un guardaroba in anticamera. Ora dovremo ricominciare da capo, non finiremo mai», continuò afferrando un tavolo per aiutare il portiere e Georges che stavano sistemando la stanza.

Nella sala da pranzo e nell’attigua lunga galleria, sei domestici in giacca di tela bianca apparecchiavano i tavoli per la cena. Al centro era allestito il buffet, decorato con fiori sgargianti.

Antoinette fece per entrare in camera sua, e la signora Kampf di nuovo si mise a gridare:

«Non da quella parte, non lì dentro… In camera tua c’è il bar, e anche la sua camera, Miss, è occupata: questa notte dormirà nel guardaroba, e tu, Antoinette, nel ripostiglio in fondo all’appartamento, così potrai riposare senza neppure sentire la musica… Ma che sta facendo, lei?» disse all’elettricista che se la prendeva calma canticchiando, «…non vede che questa lampada non funziona?».

«Eh, ci vuole tempo, mia cara signora…»

Rosine alzò le spalle irritata:

«…tempo, tempo… è da un’ora che ci sta dietro», mormorò sottovoce.

E mentre parlava si torceva le mani con un gesto talmente identico a quello di Antoinette quando era in collera che la figlia, immobile sulla soglia, trasalì di colpo, come quando ci si ritrova inaspettatamente davanti a uno specchio.

La signora Kampf era in vestaglia, i piedi nudi nelle pantofole, i capelli sciolti le si attorcigliavano come serpenti intorno al viso in fiamme. Vide che il fioraio, con le braccia piene di rose, passava con difficoltà davanti ad Antoinette che stava appoggiata alla parete:

«Permesso, signorina».

«Su, spostati!» gridò con tono così brusco che Antoinette, indietreggiando, urtò l’uomo con il gomito e fece cadere i petali di una rosa:

«Ma sei proprio insopportabile!» continuò con voce così acuta da far tintinnare la cristalleria sul tavolo. «Che ci fai qui, a cacciarti tra i piedi delle persone, a dare fastidio a tutti? Vattene via, vai in camera tua… no, non in camera tua, nel guardaroba, vai dove ti pare, ma non farti vedere né sentire!»

Sparita Antoinette, la signora Kampf attraversò in fretta la sala da pranzo, la dispensa piena di secchielli ricolmi di ghiaccio per lo champagne, e raggiunse lo studio del marito. Kampf stava parlando al telefono. Non aveva ancora riattaccato la cornetta che lei subito esclamò:

«Ma che fai? non ti sei ancora rasato?».

«Alle sei? Sei pazza!»

«Intanto sono le sei e mezzo, e poi ci possono essere ancora delle commissioni da fare all’ultimo momento: meglio essere pronti.



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